Dalla proposta di approfondimento alla Proposta pastorale di NPG, la storia di Chiara Luce Badano, testimone “luminosa” di una fede solida e gioiosa, nonostante la malattia.
***
Chiara Badano era una ragazza del nostro tempo. Una vita piena, normalissima, fatta di amici, scuola, sport, la passione per il canto e il sogno di fare la hostess. Era una ragazza immersa nelle relazioni, con un carattere forte, solare, a volte anche testardo. Fin da piccola, grazie all’incontro con il Movimento dei Focolari, aveva scoperto la bellezza di un “noi”, di una fede vissuta non in solitudine, ma in una comunità di amici con cui condividere un ideale: mettere l’amore di Dio al primo posto. La sua non era una fede intimistica, ma una fede “comunitaria”, che si esprimeva nel cercare di costruire l’unità con chi le stava accanto.
Poi, a diciassette anni, la diagnosi: un osteosarcoma, un tumore osseo tra i più aggressivi. La malattia la strappa dalla sua vita “normale”, la costringe su un letto, la isola fisicamente dal suo mondo, dai suoi amici, dalle sue partite a tennis. Sarebbe potuta sprofondare nella solitudine del dolore, chiudersi in un “io” disperato e arrabbiato con Dio e con il mondo. E l’inizio fu durissimo. Dopo il primo intervento, quando capì che non avrebbe più camminato, ebbe un momento di buio profondo, un rifiuto durato 25, lunghissimi minuti.
Ma fu proprio lì, in quel momento di massima solitudine, che la sua fede comunitaria divenne la sua ancora di salvezza. Non si sentì abbandonata. Si sentì parte di un “noi” più grande, unita a Gesù crocifisso e abbandonato, e a tutta la sua comunità spirituale sparsa nel mondo. Da quel momento, la sua stanza d’ospedale si trasformò. Non fu più una prigione, ma divenne il centro pulsante di una comunità vivace e piena di vita. Gli amici andavano e venivano, e lei, pur immobilizzata, era il motore di tutto. Scriveva biglietti, faceva telefonate, si interessava dei problemi degli altri, donava i suoi risparmi per una missione in Africa. Non parlava mai della sua malattia, ma chiedeva agli altri dei loro sogni, delle loro speranze.






