Pubblichiamo un commento di don Elio Cesari, presidente del Centro Nazionale delle Opere salesiane, alla lettera apostolica di Leone XIV “Disegnare nuove mappe di speranza”, pubblicata oggi a 60 anni dalla dichiarazione conciliare Gravissimum Educationis.

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La Lettera Apostolica di Papa Leone XIV, Disegnare nuove mappe di speranza, giunge in occasione del Giubileo dell’Educazione e in un momento di rapidi mutamenti e incertezze che disorientano, riaffermando un fatto: l’educazione non è un’attività accessoria per la Chiesa, ma costituisce la trama stessa dell’evangelizzazione.

Il Vangelo diventa gesto educativo, relazione e cultura, e le comunità educative, guidate dalla parola di Cristo, sono chiamate a rilanciarsi e a costruire ponti, reagendo con creatività alle sfide contemporanee. Fin dalle origini, infatti, il Vangelo ha generato “costellazioni educative”, che sono state capaci di leggere i tempi e di custodire l’unità tra fede e ragione, pensiero e vita, conoscenza e giustizia.

Papa Leone ricorda che la storia dell’impegno educativo della Chiesa è sempre viva e si snoda attraverso tappe fondamentali che evidenziano una visione coerente dell’uomo.

Innanzitutto, questa Lettera Apostolica ricorre in occasione del LX anniversario della Dichiarazione conciliare Gravissimum Educationis (28 ottobre 1965). Con tale Dichiarazione, il Concilio Vaticano II ha ribadito l’importanza cruciale dell’educazione nella vita umana, dichiarando il diritto inalienabile di ogni persona a un’educazione conforme alla propria vocazione e aperta alla convivenza fraterna. La Chiesa, in virtù del suo mandato di annunciare il mistero della salvezza, ha un compito specifico nello sviluppo dell’educazione.

Quindici anni fa il contesto educativo era già segnato da forti difficoltà. Nella sua lettera alla Diocesi di Roma del 21 gennaio 2008, Papa Benedetto XVI parlava di una grande “emergenza educativa”: secondo Benedetto XVI, la crisi educativa affonda le radici in una crisi di fiducia nella vita e nella difficoltà di trasmettere certezze e valori essenziali. Egli esortava a non temere, poiché le difficoltà non sono insormontabili, ma piuttosto il rovescio della medaglia del dono prezioso della libertà.

Più recentemente, cinque anni fa, è stato lanciato il Patto Educativo Globale. Papa Leone XIV lo riconosce come un’eredità profetica di Papa Francesco, un invito a creare alleanza e rete per educare alla fraternità universale. I suoi sette percorsi fondamentali orientano le scuole e le università, ponendo al centro la persona, ascoltando i giovani e promuovendo la dignità.

Nella Chiesa, l’educazione è da sempre stata una priorità, manifestata in una “cosmologia della paideia cristiana”. Le “costellazioni educative” (dalle prime università nate “dal cuore della Chiesa”, ai carismi di San Giuseppe Calasanzio, San Giovanni Battista de La Salle e San Giovanni Bosco) dimostrano che la pedagogia cattolica non è mai teoria disincarnata, ma passione, carne e storia, offrendo risposte originali ai bisogni di ogni epoca.

Educare è descritto da Leone XIV come un “atto di speranza” e una passione che si rinnova, manifestando la promessa che si vede nel futuro dell’umanità. È un “mestiere di promesse”, che richiede di promettere tempo, fiducia, competenza, giustizia, e il coraggio della verità. Infine, è un “compito d’amore” che si tramanda per ricucire il tessuto lacerato delle relazioni.

Nella visione del Pontefice, l’educazione deve abbracciare in particolare due rapporti significativi. Il primo è quello tra fede e ragione. Citando San John Henry Newman, co-patrono della missione educativa della Chiesa, si sottolinea che “la verità religiosa non è solo una parte ma una condizione della conoscenza generale”. Questo invita a un rinnovato impegno per una conoscenza rigorosa, responsabile e profondamente umana. Il secondo rapporto cruciale è quello tra desiderio e cuore: separarli dalla conoscenza significherebbe spezzare la persona. L’università e la scuola cattolica sono chiamate ad essere luoghi dove il dubbio non è bandito ma accompagnato, e dove il cuore dialoga col cuore secondo il motto di Newman: Cor ad cor loquitur.

La formazione deve essere integrale, abbracciando la persona nella sua totalità: spirituale, intellettuale, affettiva, sociale e corporea. Questa visione integrale implica che:

  • La verità si ricerca in comunità, ricordando che “il cammino [è] molto sopportabile quando si va avanti con l’aiuto dell’altro”.
  • La libertà è risposta e non capriccio, ma l’educazione è formazione al “retto uso della libertà”, accettando il rischio che comporta e aiutando a correggere le idee sbagliate.
  • L’autorità non è dominio, ma servizio. Essa acquista credibilità tramite l’esperienza, la competenza e, soprattutto, la coerenza della vita dell’educatore, che è un testimone della verità e del bene.

L’atto educativo è, in ogni sua espressione, un atto comunitario. La comunità educante è definita come un “noi” che comprende docente, studente, famiglia, personale, pastori e società civile, tutti convergenti per generare vita.

Mi pare che nella Lettera emerga poi un tratto interessante per il contesto contemporaneo, e cioè che l‘educazione richiede il sostegno di tutta la società: per questo è fondamentale la dimensione di alleanza. Le istituzioni educative sono invitate a convergere e a sostituire le rivalità con l’unità, la loro forza più profetica. In un mondo interconnesso, è essenziale collaborare attivamente sia a livello locale che globale, promuovendo scambi, progetti comuni e il riconoscimento reciproco delle buone pratiche. Le istituzioni cattoliche sono chiamate a collaborare con la società civile, così come reciprocamente le autorità politiche e i settori produttivi con esse.

La famiglia rimane il primo luogo educativo. I genitori sono i primi e principali educatori, e le scuole cattoliche devono collaborare con loro, non sostituirli, costruendo un’alleanza educativa basata sulla corresponsabilità.

Cruciale in questo quadro è il principio di sussidiarietà, riconosciuto già in Gravissimum Educationis. Lo Stato deve tutelare il diritto all’istruzione, vigilare sulla serietà degli studi e promuovere l’ordinamento scolastico, tenendo presente la sussidiarietà ed escludendo ogni forma di monopolio scolastico.

In particolare, la scuola cattolica è un ambiente in cui fede, cultura e vita si intrecciano, permeato dello spirito evangelico. La sua missione è coordinare l’insieme della cultura umana con il messaggio della salvezza, affinché la conoscenza sia illuminata dalla fede. La scuola cattolica conserva una “somma importanza” e contribuisce alla tutela della libertà di coscienza e dei diritti dei genitori.

A sessant’anni da Gravissimum Educationis e cinque anni dal Patto Educativo Globale, Papa Leone XIV aggiunge tre priorità per la rete educativa cattolica.

  • Vita interiore: i giovani cercano profondità. È necessario offrire spazi di silenzio, discernimento e dialogo con la coscienza e con Dio.
  • Digitale umano: le università e le scuole devono formare all’uso sapiente delle tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale, mettendo la persona prima dell’algoritmo e armonizzando le intelligenze tecnica, emotiva, sociale, spirituale ed ecologica. Il progresso tecnologico fa parte del piano di Dio, ma esige discernimento e una riflessione etica e filosofica.
  • Pace disarmata e disarmante: l’educazione deve insegnare linguaggi non violenti, la riconciliazione e la costruzione di ponti, affinché “Beati gli operatori di pace” (Mt. 5,9) diventi metodo e contenuto dell’apprendere. La pace è forza mite che rifiuta la violenza.

L’urgenza del mandato è disegnare nuove mappe di speranza. L’intera rete educativa cattolica è una costellazione educativa rinnovata, viva e plurale, chiamata a convergere. Questa costellazione esige qualità e coraggio: qualità nella progettazione pedagogica e coraggio nel garantire l’accesso ai più poveri, perché “perdere i poveri” significa perdere la scuola stessa. Il futuro impone di “splendere come astri nel mondo, tenendo alta la parola della vita” (Fil. 2,15-16), orientando verso la verità che rende liberi e la fraternità che consolida la giustizia.

Nel 2027 ricorreranno i 150 anni del Sistema Preventivo di don Bosco, a cui anche Papa Leone fa riferimento nella sua Lettera: “San Giovanni Bosco, col suo ‘metodo preventivo’, trasformò la disciplina in ragionevolezza e prossimità”.

Come papa Leone chiede di affidarsi a Maria, Sede della Sapienza, allo stesso modo riprendo un passaggio di don Bosco, che tra i consigli per studiare bene concludeva così: “Continuando a parlare dei mezzi per studiare oggi vi dirò il principale. Ricorrere sempre alla protezione di Maria Santissima. Maria è sede della sapienza; quindi prima di studiare la lezione, prima di incominciare la spiegazione degli autori, prima di fare la composizione non dimenticatevi mai di dire un’Ave alla santa Vergine e poi soggiungere: Sedes sapientiae, ora pro nobis”.

 

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