Da Note di Pastorale Giovanile.

di Alessio Moro

L’associazione Romei 25[1], nata presso la comunità salesiana di Roma Gerini e affiliata alla rete nazionale salesiana TGS (Turismo Giovanile e Sociale), nasce per animare il cammino dei tanti pellegrini che verranno a Roma per il Giubileo della Speranza, mettendo a frutto la nostra lunga esperienza nell’accompagnamento dei giovani per le vie della città Eterna, tra storia, cultura e cristianità.

La spiritualità della visita e dell’accoglienza

Il tema del pellegrinaggio, squisitamente noto alla riflessione teologica e antropologica, ci ha dato alla luce insieme allo studio della vita nelle prime comunità cristiane, alla ricerca sia di quei tesori nascosti di Grazia di unità del mondo antico (a noi perduta) che di un rinnovamento della nostra azione pastorale. In queste esperienze, così ricche di fraternità e spirito di servizio, ogni partecipante, pellegrino o animatore, vive di fatto due atteggiamenti spirituali: quello della Visita e quello dell’Accoglienza.
Visitare deriva dal verbo latino visere, forma frequentativa di videre, che significa “andare a vedere”. Non si tratta di un’azione qualsiasi, ma di un gesto carico di intensità e significato: si va a visitare un malato, una persona cara, una figura importante. La visita non è mai un incontro casuale: è un evento atteso, preparato, colmo di aspettative, desideri e anche timori. È un’esperienza spirituale che rivela molto più di quanto si potesse immaginare – basti pensare alla visita degli angeli ad Abramo o a quella di Maria a Elisabetta. La visita lega visitatore e visitato in un abbraccio comune, un incontro che apre entrambi alla Verità che li precede e li guida.
L’altro atteggiamento è l’accoglienza, tanto cara alla spiritualità salesiana e ben riassunta nell’immagine della “casa che accoglie”. Ma questa ha radici ancora più profonde: sin dalle origini, la tradizione monastica orientale diede vita agli xenodochi[2], luoghi in cui la comunità, su mandato episcopale, si prendeva cura dei pellegrini, letteralmente “stranieri” (xenos in greco). In un tempo in cui xenos è purtroppo associato solo a xenofobia, questa antica pagina di pastorale diventa oggi profetica: l’accoglienza è una via maestra per costruire la pace. «L’interesse che muove milioni di turisti può essere coniugato facilmente con l’impegno per la fratellanza, in modo tale da costituire una rete di “messaggeri di pace” che parli al mondo intero per invocare la fine di ogni guerra e la riapertura di territori pieni di storia, di cultura e di fede»[3].

Due intuizioni salesiane che ci guidano: le “Passeggiate Autunnali” di Don Bosco e lo stile dell’animazione culturale

La nostra identità carismatica ci ha poi spinto a riflettere su un nostro proprium nell’animazione dei pellegrinaggi. Due categorie della nostra tradizione si sono rivelate illuminanti: le Passeggiate Autunnali di Don Bosco[4] e lo stile dell’animazione culturale. Prendendo in mano l’autorevole lettura critica delle Passeggiate proposta da Deambrogio[5], è stato possibile confrontarci con un modello pastorale integrale, una vera azione salesiana completa e illuminata dal criterio oratoriano: protagonismo giovanile, ansia missionaria, cura dell’animazione vocazionale e devozione mariana. «Quanti non hanno organizzato gite? Quanti non hanno preparato ed esortato i giovani alla vita della grazia? Ma quelle semplici cose manovrate da quel cuore, erano il genio divinamente ispirato di un Santo»[6]. Non erano semplici uscite fuori porta, ma veri pellegrinaggi di ricerca della Verità, capaci di lasciare frutti vivi nella vita dei giovani di Valdocco e nelle comunità incontrate[7].
Anche l’animazione culturale[8] rappresenta un’eredità preziosa. Negli ultimi decenni abbiamo assistito a un declino dell’associazionismo, e con esso, della capacità di leggere e trasmettere la cultura come spazio di costruzione condivisa dei significati. Va superata l’idea che la cultura sia appannaggio di pochi: essa è – o dovrebbe essere – un’esperienza di scambio, di relazione, di ricerca di senso[9]. Arte, architettura, letteratura, teatro, cinema, sport, tradizioni…: tutto può diventare mezzo per comprendere il proprio tempo e interrogarsi su chi si è e dove si è chiamati ad andare, domande tipiche di ogni azione pastorale, ecco perché ha senso partire da qui per la nostra pastorale e questo non può esser fatto tra le mura di una saletta dell’oratorio, ma nella realtà di una Chiesa, che anche in questo, sceglie di essere “in uscita”.

Ad ogni età i suoi compiti: il coinvolgimento degli universitari

Osservando i nostri ambienti, è stato naturale pensare a una proposta rivolta ai giovani universitari. Le attività di accoglienza e animazione dei pellegrinaggi rappresentano un’opportunità formativa unica: un ambiente nuovo, “la strada”, dove sperimentare responsabilità reali. Serve preparazione, studio, confronto con normative locali e diversità culturali: è una vera missione “da grandi”. Per questo, dopo due weekend formativi e un training sul campo con i senior dell’associazione, i nostri giovani animatori hanno iniziato i primi passi missionari. Ma accogliere non significa “fare la guida turistica”. Essere Romei significa vivere il pellegrinaggio insieme al gruppo – nei momenti di cammino, nei pasti, nella preghiera e nel tempo libero. È l’esperienza di una famiglia che accoglie, sentendo la responsabilità di chi arriva “da fuori”. La relazione che si crea è profonda e si arricchisce attraverso esperienze culturali e liturgiche condivise, vissute in un progetto che si cuce addosso come un abito su misura, con la cura di un sarto.
Roma antica o medievale, il Ghetto e il nazismo a Roma, le Basiliche Papali e le Porte Sante, la Street Art, le Catacombe o le Domus Ecclesiae: tutto può diventare progetto di animazione culturale, luogo d’incontro e di scoperta. E nella lettura cristiana della cultura che proponiamo, ogni persona accolta da Romei 25 è un pellegrino in cerca della Luce vera, quella «che illumina ogni uomo» (Gv 1,9).

NOTE

[1] Quando ci sedemmo intorno ad un tavolo per scegliere il nome della nostra associazione, la ricerca non è stata complessa: i pellegrini che venivano a Roma prendevano il nome di Romei, Il Giubileo 2025 è stata la sfida generatrice, ecco il 25, e i sampietrini del nostro logo la strada da voler percorrere come e con i pellegrini.[2] Cfr https://issuu.com/itaca-edizioni/docs/all_origine_della_cura_2-luciano_sabolla-itaca_202/s/29511066[3] In https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2024/05/28/0447/00920.html[4] Per saperne di più https://www.famigliacristiana.it/articolo/sulle-orme-di-don-bosco-un-viaggio-tra-fede-e-cultura-nel-monferrato.aspx?[5] Cfr. L. Deambrogio, Le passeggiate autunnali di D. Bosco per i Colli Monferrini, Istituto Salesiano “Bernardi Semeria”, Castelnuovo Don Bosco (Asti), 1975.[6] Ibidem, p. 107.[7] Possiamo avvicinare queste pagine a quanto il mondo pedagogico racconta dell’Outdoor Education? Non è questa la sede per rispondere in maniera esaustiva a questa domanda, ma ce lo auguriamo, potendo condividere nella riflessione pedagogica una grande ricchezza di tradizioni e significati.[8] Cfr. https://notedipastoralegiovanile.it/npg-annata-2010/cosa-e-lanimazione-culturale, un articolo di Mario Pollo a cui rinviamo per l’elaborazione teorica dell’animazione culturale, come ripreso dalla pastorale giovanile di oltre un trentennio e per una ricca bibliografia in merito.[9] Cfr. L. Argano, Manuale di progettazione culturale, Filosofia progettuale, design e project management in campo culturale ed artistico, FrancoAngeli, Milano, 2012

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