Riportiamo l’articolo di Avvenire sull’esperienza della scuola salesiana di Palermo Ranchibile circa la nuova disposizione ministeriale sull’uso dei cellulari.
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di Roberto Puglisi
Una volta il telefono era “la tua voce” con orari fissi. Se squillava a casa, dopo le nove di sera, si trattava di una comunicazione importantissima, anticipata, sovente, dalle scuse di rito. Oggi, lo smartphone ha invaso tutte le corsie, richiamando a sé gli occhi, non solo le orecchie, e l’attenzione generale. Tra i giovanissimi l’uso, con l’abuso, è frequente, come accade tra gli adulti. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha vietato il cellulare, a scuola, durante le ore di lezione. Un celebre istituto salesiano di Palermo ha fissato le sue regole, con modalità che, in città, stanno creando un dibattito, denso di stimoli e riflessioni. «Il Don Bosco Ranchibile ha deciso di istituire un sistema di cassette di sicurezza per i cellulari degli studenti – si legge in una nota -. Uno strumento che permetterà di applicare concretamente le disposizioni ministeriali in materia di uso dei dispositivi digitali, garantendo un ambiente scolastico più attento alla relazione educativa e alla concentrazione».
«Accanto a questo – si legge ancora – l’istituto inaugura l’unità di supporto psicologico: un’equipe di professionisti lavorerà in sinergia con i docenti per offrire ascolto e orientamento agli studenti, ai loro genitori e ai docenti, accompagnandoli nei momenti di difficoltà e sostenendone la crescita integrale. Una presenza che sarà garantita anche all’interno dei consigli di classe». «Siamo impegnati in una difficile sfida educativa – dice don Arnaldo Riggi, direttore dell’istituto da cui sono passate generazioni di palermitani -. L’iniziativa sta riscuotendo consenso. Ho detto agli studenti che il nostro compito è appunto quello di educarli e spingerli a un utilizzo migliore ed equilibrato. Un giorno, saranno loro a decidere di staccare dal cellulare. Per ora facciamo ricorso alle cassette di sicurezze, rivestite, al loro interno, per evitare qualunque ipotesi di danno. Le chiavi sono a disposizione dei professori. Nelle circolari ministeriali si dice soltanto che il cellulare deve restare spento durante le lezioni, non c’è l’obbligo delle scuole di custodirli. Noi pensiamo che la nostra scelta sia un sostegno in più per imparare e gestire correttamente il telefonino, per scoprire tempi nuovi e seminare vere relazioni».
Una “battaglia” necessaria che don Arnaldo, noto per essere un educatore sensibile, e i suoi collaboratori hanno intrapreso, consapevoli delle asperità di un cambiamento. «Il problema è diffuso – dice – anche noi adulti cadiamo nella tentazione dell’abuso dello smartphone. Stiamo ricevendo il sostegno e l’apprezzamento di moltissimi genitori. C’è il ragazzo, magari un po’ più grande, che soffre la dipendenza e va in crisi. Noi diciamo semplicemente che il telefonino non è un mostro, va maneggiato con attenzione e usato con prudenza, come strumento non come pericolo. Cerchiamo di applicare il buonsenso. Se ci sono delle esigenze specifiche, ne teniamo conto. Ma il punto è il messaggio che si vuole trasmettere». C’è anche l’introduzione della squadra di psicologi, per offrire aiuto. «I giovani conclude il direttore del Don Bosco – soffrono di evidenti problemi relazionali. Noi qui abbiamo 950 alunni, però sappiamo bene che il fatto essenziale è non perdere di vista l’individuo. Lo sportello di ascolto serve per essere un punto di riferimento, un vero sostegno, sul cammino dell’educazione integrale. Sono convinto che oggi anche Don Bosco avrebbe agito così».