Dal numero di luglio-agosto di Note di Pastorale Giovanile.
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di Cecilia Costa *
Lo “spirito” del tempo
Nelle riflessioni sui giovani italiani e la Bibbia, cos’è la pastorale biblica e catechesi biblica con i giovani sono presenti degli aspetti trasversali all’intero vissuto giovanile, tra i quali: la costruzione delle identità; il complesso rapporto tra le nuove generazioni e la fede. Questi due aspetti sono resi più problematici dall’odierno “spirito del tempo”, segnato da un accelerato ritmo del mutamento, da un politeismo valoriale disincantato, da uno sfilacciamento delle legature sociali e da una “deformazione” semantica della concezione di libertà: quest’ultima, spesso, fatta coincidere con i desideri personali e con l’idea che quello che «non danneggia l’altro è ammissibile».[1] A queste variabili epocali, che stanno trasformando l’immagine di umanità,[2] va aggiunta la pervasività della tecnologia che, insieme ai suoi molteplici risvolti positivi, tende a condizionare il modo di pensare, di essere, di percepire le categorie di tempo-spazio-realtà, di credere e di strutturare le personalità. Infatti, per esempio, se nella società tradizionale si tendeva a configurare una stabile forma interna dell’individuo, al contrario, oggi, anche al seguito della costante immersione nell’interrealtà della Rete, le identità si frammentano, si moltiplicano,[3] perdono il baricentro, «la consistenza e la struttura psicologica»,[4] fino a poter compromettere l’idea stessa di “libero arbitrio”.[5] Questo modello identitario a bassa definizione, da un lato, favorisce una maggiore espressività soggettiva, dall’altro lato, inclina alla sostituzione della determinazione socio-istituzionale con una personale e pluralistica visione del mondo[6] e, quindi, anche con una personalizzazione della dimensione religioso-spirituale.
Le dinamiche trasformative e le innovazioni tecnologiche[7] si riflettono sulla costruzione dell’io storico, sulla possibilità di “far scaturire dalla frequentazione assidua della Bibbia, tutta una mentalità, un modo di agire, un modo di essere della comunità ecclesiale” (Benzi) e, non per ultimo, sulla adesione alla sfera della credenza. Pertanto, nel focalizzarsi sulle attuali sfide per l’animazione biblica della PG, si deve prestare attenzione al contesto culturale e alla “rivoluzione” tecnologica che hanno un correlato con il processo di individualizzazione del sé, con il ruolo della fede nella società, con le «forme del suo manifestarsi nella cultura»[8] e con le modalità di sua interiorizzazione soggettiva, perché esiste un nesso tra cultura, società, religione e agire “dotato di senso” dei singoli mondi vitali. In questa prospettiva teorica di reciproca influenza tra l’assetto storico-culturale, socio-biografico, tecnologico e religioso, si può tentare di “scoprire” i motivi del numero crescente di giovani che abbandonano la Chiesa e della loro scarsa familiarità con la Bibbia.
In ricerca di una “nuova” spiritualità
Nell’indagine qualitativa di Bichi-Bignardi[9] (rivolta a un campione nazionale di 100 giovani di 18/30 anni), in base alla “storia religiosa” degli intervistati, tra i molti fattori rilevati, si registrano: un’interpretazione precettistica, morale e rituale della dimensione cristiana; un distacco dai caratteri istituzionali, teologico-dottrinali e dalle appartenenze comunitarie; un passaggio “dalle regole” della religione storica all’opzione soggettiva. Però, non sono da sottovalutare due ulteriori elementi che emergono dai dati oggettivi: il primo, la nuova generazione continua ad essere attratta da una pienezza dell’esistenza, dall’incontro con figure credibili e, se scelta, dal vivere la religiosità cristiana in termini più sentimentali che dogmatici, tanto che si parla di “Cristianesimo affettivo”.[10] Come ricorda Scarpa, “i giovani di oggi sono più sensibili alla dimensione affettiva che cognitiva della fede”. In sostanza, nella maggioranza dei casi, nelle loro narrazioni si coglie una diffusa sensibilità spirituale,[11] che prende forma in ragione dei sentimenti, degli affetti, di una personale ricomposizione simbolico-valoriale[12] e, come evidenzia la Bignardi, “dell’autorità interiore del proprio sé”.
Il secondo elemento da rilevare riguarda il fatto che la loro ricerca di una “nuova” spiritualità, − a volte di un’idealità religiosa “senza Dio” o “con Dio” −, non porta a classificarli come una generazione totalmente indifferente a tensioni trascendenti, piuttosto appare come una generazione che non accetta e non comprende certe rappresentazioni di Dio e di Chiesa,[13] spesso per inadeguatezza comunicativo-relazionale di chi trasferisce il patrimonio della fede.[14] In questo senso, nel proporre il Vangelo, la lettura della Bibbia e nel fare pastorale sarebbe necessario non essere «ossessionati dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine che si tenta di imporre a forza di insistere».[15]
Conclusione
Se è vero che il credere è derubricato a preferenza possibile, ma non vincolante o indiscutibile,[16] non si è smesso, però, di tendere verso «nuove forme di appartenenza e di distinzione, di identificazione e di individuazione»,[17] e questa versatile “vocazione” spirituale sembra simmetrica alla fluidità che caratterizza le differenti scelte esistenziali dei soggetti nel loro intero vissuto. A ben leggere tra i dati della ricerca di Bichi-Bignardi, come in quelli di altre recenti indagini,[18] alla fine, emerge che i giovani, magari in “segreto”, hanno bisogno di orizzonti di significato e di “cose che tocchino il cuore”.[19] Nonostante il processo di secolarizzazione, essi non hanno rinunciato alla “speranza”, desiderano ancora, come afferma un partecipante alla GMG 2023, essere stupiti e “riuscire a vedere l’oceano”.[20]
* Università degli Studi ROMA TRE
NOTE
[1] R. Boudon, Declino della morale? Declino dei valori?, Il Mulino, Bologna 2003, p. 96.[2] Cfr. U. Beck, La metamorfosi del mondo, Laterza, Bari-Roma 2016.[3] Cfr. Z. Bauman, Intervista sull’identità, Laterza, Bari-Roma 2003.[4] Papa Francesco, Messaggio per il lancio del Patto educativo, 12 settembre 2019.[5] Cfr. P. Benanti, Oracoli. Tra algoretica e algocrazia, Luca Sossella editore, Roma 2018.[6] Cfr. P.L. Berger, I molti altari della modernità. Le religioni al tempo del pluralismo, EMI, Bologna 2017.[7] Cfr. Z. Bauman, La vita tra reale e irreale, Egea, San Giuliano Milanese (MI) 2014; cfr. D. de Kerckhove, La rete ci renderà stupidi?, Castelvecchi, Roma 2016; cfr. A. Contri, McLuhan non abita più qui? I nuovi scenari della comunicazione nell’era della costante attenzione parziale, Bollati Boringhieri, Torino 2017; cfr. V. Codeluppi, Mondo digitale, Laterza, Roma-Bari 2022.[8] T. Halìk, Pomeriggio del cristianesimo. Il coraggio di cambiare, Vita e pensiero, Milano 2021, p. 16.[9] Cfr. R. Bichi – P. Bignardi (edd.), Cerco dunque credo? I giovani e una nuova spiritualità, Vita e Pensiero, Milano 2024.[10] Cfr. D. Hervieu-Léger, Il pellegrino e il convertito, Il Mulino, Bologna 2003.[11] Cfr. L. Berzano, Spiritualità senza Dio, Mimesis, Milano-Udine, 2014.[12] Cfr. U. Beck, Il Dio personale, Laterza, Bari 2009.[13] Cfr. A. Matteo, La prima generazione incredula. Il difficile rapporto tra i giovani e la fede, Rubbettino, Soveria Mannelli 2017, p. 20.[14] Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso del 12-5-1990, in “Osservatore Romano”, 14/15-5-1990, p. 5.[15] Francesco, Evangelii gaudium. Esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, 24 novembre 2013, n. 35.[16] Cfr. C. Taylor, L’età secolare, Feltrinelli, Milano 2009.[17] L. Berzano – C. Genova, Sociologia dei lifestyles, Carocci editore Ə Studi Superiori, Roma 2011, p. 261.[18] Cfr. F. Garelli, Piccoli atei crescono. Davvero una generazione senza Dio?, Il Mulino, Bologna 2016; cfr. R. Bichi – P. Bignardi (edd.), Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia, Vita e Pensiero, Milano 2017; cfr. F. Garelli, Gente di poca fede. Il sentimento religioso nell’Italia incerta di Dio, Il Mulino, Bologna 2020; cfr. C. Costa – B. Morsello (edd.), L’incerta religiosità. Forme molteplici del credere, Franco Angeli, Milano 2020.[19] Papa Francesco, Discorso Santuario della Madonna della Guardia, 27 maggio 2017.[20] Istituto Giuseppe Toniolo, La condizione giovanile in Italia. Rapporto giovani 2024, Il Mulino, Bologna 2024, p. 137.