Da Note di Pastorale Giovanile, numero di novembre e dicembre.

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Danzare armonicamente con i tempi della vita
Miriam Peroncini *

Il tempo, nella mia vita, ha un vero e proprio “colore emotivo”, le cui sfumature dipendono dal mio stato d’animo, dalle circostanze e dalle aspettative.
Negli ultimi tempi mi rendo conto che il sentimento che prevale in me è duplice: può essere tanto una forte angoscia quanto una viva speranza, accompagnata dall’impazienza per l’arrivo di quel tempo che sarà. Non si tratta solo di un’impressione passeggera, ma di una sorta di sottofondo emotivo che accompagna il mio modo di vivere, influenzandolo profondamente.
L’angoscia nasce dalla completa incertezza riguardo il futuro. A grandi linee riesco a immaginare la mia vita, ma non nei dettagli come vorrei. Questa speranza di controllo e di conoscenza del futuro è, chiaramente, utopica, ma nonostante ciò condiziona il mio presente, spingendomi a fare tutto il possibile per avere una visione più nitida di ciò che sarà la mia vita. Questo impegno continuo e, talvolta, quasi ossessivo mi dà però speranza nella realizzazione dei miei sogni, portandomi a vivere ogni giorno come una pennellata in più su quel quadro che è la mia vita e la sua realizzazione.
Il ritmo del tempo in cui vivo mi rispecchia pienamente, ma purtroppo non è sempre quello che sento più “adatto” a me, né quello di cui avrei bisogno per vivere serenamente. La discontinuità prevale non tanto a livello di routine, quanto piuttosto nel tempo che dedico alle attività che svolgo. Talvolta mi sembra di dedicare troppo tempo a qualcosa che non dovrebbe essere così rilevante, trascurando altro; poi me ne accorgo e sovverto la situazione, creando così una caotica discontinuità. L’ideale sarebbe poter vivere il tempo con calma, in modo da avere spazio per organizzarsi e riflettere prima di agire, per poter decidere come dare una determinata pennellata e poi eseguirla con cura, con attenzione, invece di ridursi a darne una dopo l’altra, cercando di trovare una logica nella loro realizzazione, spesso fallendo. Un ritmo discontinuo, quello in cui vivo, mi permette quindi di dedicare, a volte, più tempo e altre meno alle varie attività, ma in realtà un tempo rallentato, quello in cui desidero vivere, mi consentirebbe di dare il giusto peso a ciò che faccio, permettendomi di svolgere le cose anche meglio.
Mi sento davvero padrona del mio tempo quando posso scegliere io quale colore usare, dove posarlo e con quale intensità sulla mia tela, secondo i miei desideri e bisogni. Tuttavia, collegandomi al discorso fatto in precedenza, nella mia vita questo non è possibile quanto vorrei. In parte posso decidere i colori e il soggetto della mia tela, e questo riguarda le grandi scelte della mia vita, che influiscono sia sulla qualità che sulla quantità del mio tempo libero (e non solo), così come sulla mia routine, che posso costruire in base alle decisioni che prendo. Ma, come detto prima, le mie pennellate sono spesso date in modo confuso, disordinato e veloce, perché manca il tempo per riflettere su di esse. È proprio in questo che non mi sento padrona del mio tempo: quando le circostanze della mia vita mi impediscono di organizzare il mio dipinto e non mi concedono quasi neanche una pausa.
Il tempo assume una dimensione e una percezione completamente diversa quando sono online. Non solo sembra essere distorto e scorrere molto più velocemente rispetto alla vita offline, ma mi sembra anche di perdere il controllo su di esso. Pur imponendomi dei limiti di minuti da rispettare, sento proprio come la quantità di stimoli provenienti dai social e dal web e la “dipendenza” ormai intrinseca in quasi tutti noi mi tengono agganciata al device. È frustrante essere coscienti di quanto questi facciano perdere tempo, così prezioso, nella vita reale.
L’attesa per me può assumere diverse sfaccettature, in base al tipo di evento a cui sto andando incontro. Se è un evento di cui conosco solo l’entità, ma non i dettagli, allora posso paragonare la mia attesa a una tela bianca sul cavalletto: so cosa disegnerò, il progetto a cui sto andando incontro, ma non ne conosco ancora i dettagli. Questo provoca un dualismo di emozioni, ovvero l’ansia per l’ignoto, ma al contempo l’eccitazione e l’euforia della novità, dell’andare incontro a qualcosa che potrebbe cambiare me e la mia vita in modo più o meno radicale. In realtà non sono molto diverse le emozioni che provo quando attendo qualcosa di conosciuto, magari un evento che si ripete. Se si prende come esempio un’interrogazione a scuola, posso dire che anche in questo caso prevalgono due emozioni, l’ansia per l’esito della prova e l’eccitazione al pensiero di poter dare il meglio di me. Inoltre, in questo caso la mia tela ha già un disegno sopra che devo semplicemente andare a colorare. Ovviamente non so quali saranno i dettagli che aggiungerò alla fine e le modifiche che verranno attuate a causa di persone altrui, come, nel caso di un’interrogazione in classe, domande inaspettate dall’insegnante, e in me questa incertezza provoca un po’ di disagio, ma il bello della vita è proprio non sapere in precedenza quale sarà il risultato finale dell’opera e penso che sia fondamentale imparare ad accettare gli imprevisti i dettagli che si vanno ad aggiungere senza preavviso.
Penso spesso al futuro e sono parecchie le emozioni e i pensieri che lo riguardano, motivo per il quale non sono di una singola natura. Potrei dire che il mio ottimismo o pessimismo verso il tempo che sarà dipende da tanti fattori, ma soprattutto dal mio umore. Talvolta sono fiduciosa per quella che sarà la mia vita, il mio bel dipinto in divenire, pennellata dopo pennellata, perché guardandomi il più esternamente possibile riconosco l’impegno che metto nel cercare di raggiungere i miei obiettivi e i miei sogni, ma altrettante volte mi sento scoraggiata da quel fattore di incertezza che domina costantemente nelle nostre vite. Temo che i sacrifici non servano a nulla e che quell’idea di futuro che ho ideato possa crollare, motivo per il quale cerco di impegnarmi sempre più affinché ciò, nel caso in cui succeda, abbia meno ripercussioni possibili. Allo stesso tempo, vedo quanto il tempo passa inesorabilmente veloce e di come si faccia sempre più stretto. Da una parte la cosa mi rende felice, perché sono curiosa di scoprire quello che la vita ha in serbo per me, dall’altro mi dispiace essere sempre più vicina alla fine di un periodo della mia esistenza che, seppur con le sue grandi difficoltà, comincio a capire il motivo per cui è spesso rimpianto. In una realtà dove possiamo controllare il tempo vorrei poter rimanere con la mente ancora spensierata, seppur non troppo, dei miei 16 anni mentre mi avventuro nella mia vita. Non essendo ciò possibile, attendo gli anni che verranno fiduciosa che, anche se ci sarà del buio, Dio avrà sempre una luce in serbo per me.
Parlando invece del passato, purtroppo o per fortuna vi sono molto legata e vi penso molto spesso, infatti, pensando spesso a passati e futuro, fatico a vivere il presente. Spesso rimpiango il tempo passato, pensando ovviamente che avrei potuto agire diversamente in certe situazioni o, ancora più spesso, assaporare di più certi momenti, ma penso che questo sia un pensiero comune a tutti noi. Il passato talvolta pesa come un macigno, ma cerco, quando posso, di alleggerire quel peso, rimediando dove posso gli errori di un tempo e non ricommettere quegli sbagli. Purtroppo non sempre è così, alcune pennellate sono indelebili, anche se stonano con quello che vorrei fosse il mio quadro, ma proprio queste finiranno per caratterizzarlo pienamente alla sua finale realizzazione.
La passione muove il mondo, questa è una delle mie più grandi convinzioni. Se avessi un giorno in più alla settimana, lo dedicherei senza dubbio alle mie passioni, a cui purtroppo non riesco a dedicare il tempo che vorrei, e a una maggiore riflessione su me stessa. Penso che le nostre passioni determinino per una buona parte chi siamo e certe nostre caratteristiche. Dare loro maggior spazio vorrebbe dire costruirci un’identità più solida, identità che renderebbe meno anonimo il quadro della nostra vita, nel quale è gusto che si colgano quanti più possibili nostri lati. Sono comunque convinta che non basterebbe un giorno in più a settimana per coltivare i nostri interessi quanto vorremmo, anzi, forse nemmeno una vita intera.
Ma il tempo, come possiamo ben osservare guardando banalmente quanto ne dedichiamo ai social, possiamo comunque sfruttarlo, seppur in certi limiti, come vogliamo. Se ne comprendessimo la vera importanza, allora forse cominceremo forse a viverlo con maggiore consapevolezza. Ogni scelta, ogni attimo speso per ciò che ci appassiona, ogni pausa è una pennellata consapevole sulla tela della nostra vita. E anche se non possiamo prevedere ogni dettaglio del nostro quadro, possiamo comunque impegnarci a renderlo autentico, nostro. Forse, allora, non si tratta di controllare il tempo, ma di imparare a danzare armonicamente con esso, accettandone i vuoti, le sorprese e le sfumature e ricordando che le ombre servono a risaltare le luci.

* 16 anni, liceo classico

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